contatti Piccole Inquisizioni. Recensioni Amatoriali: John Grisham. L' Ultima sentenza.

lunedì 24 ottobre 2011

John Grisham. L' Ultima sentenza.

"Carl Trudeau ricordò a Bobby la promessa che aveva fatto il giorno del verdetto.

Non un centesimo dei suoi profitti duramente guadagnati sarebbe mai passato a quegli

ignoranti e ai loro  viscidi avvocati.”



John Grisham è noto. Follemente noto. Televisivamente noto.

Si può dire di lui che abbia inventato il genere tanto blasonato (e a mio giudizio sopravalutato)  del legal thriller.

Più che altro al pubblico italiano è noto per aver ispirato tutto un filone di serie televisive note come
Law and Order.
Cosa  c’era di meglio che un ex avvocato e giudice, per raccontare tutti le ombre e le luci di un sistema giudiziario, così diverso ma allo stesso tempo così simile al nostro in fatto di corruzione e intrighi elettorali?

Ed ecco qui allora tutta la sua serie di libri giudiziari visti da un occhio interno, di una persona che ha vissuto dentro al sistema e non all’esterno.
Proprio questa novità, fece si di contribuire in modo determinante al suo successo di scrittore.

Non sono ancora riuscita a leggere altri suoi romanzi,nonostante alcuni parenti mi riforniscano annualmente di libri in tema.
Il primo libro che ho letto quindi è paradossalmente uno degli ultimi, a detta di alcuni è già stato una
“deviazione di rotta” rispetto allo stile originale dello scrittore.

Verità o no,sta a me, leggendo altri romanzi se questa voce riportatami da alcuni siti di recensione, sia vera.
Ora,finendo questa premessa e  iniziando a delineare seriamente le linee guida del romanzo trattato, posso dire che lo stile di Grisham in questo romanzo l’ho trovato tiepidino e un po’ insulso.

Il libro tratta la storia di una multinazionale americana, la Krane Corporation che affronta una causa da
parte di alcuni cittadini di un anonimo paesino del  Missisippi , i quali chiedono un enorme risarcimento punitivo, visto che alcuni principi attivi scaricati nelle acque da parte della società chimica erano altamente cancerogeni e molte persone avevano iniziato ad ammalarsi per poi morire.

Una giovane coppia di avvocati, Wes e Mary Grace Payton, intenta una causa da parte di una vittima che ha perso  il marito e il figlioletto di tumore.

Riescono perfino ad ottenere un enorme risarcimento punitivo.
Carl Trudeau il proprietario di questa società chimica,ottiene il ricorso e nonostante le azioni che crollano, cercherà il modo di risollevarsi attraverso una complicata rete di intrighi e corruzione.

Ha tempo un anno, il periodo in cui inizierà il nuovo processo, fino ad allora escogiterà  un piano che muoverà come pedine persone e associazioni.
C’è da dire che l’input è molto affascinate e coinvolgente, personaggi agli antipodi come idee e inclinazioni bene e male, una causa comunque molto attuale e nemmeno troppo lontana (Basti pensare  solo all’ACNA di Cengio).

Il problema che un’input  vincente è stato poi tradotto in un romanzo sbilanciato, eccessivamente complesso per chi non è dell’ambiente ed anche abbastanza prolisso in punti in cui si poteva evitare.

Tra l’altro l’inserimento di una moltitudine di personaggi rende il libro confuso e caotico per il lettore che si aspetta una storia coinvolgente e da leggere tutto d’un fiato.
Se si inserisce un personaggio  diverso ad ogni capitolo,come si fa a riprendere la linea della narrazione e a mantenerla?

Tra l ‘altro alcuni personaggi vengono resi protagonisti di un capitolo per poi scomparire loro e l’input narrativo che essi creavano.
E’ un po’ come una treccia con mille fili: qualcuno si perde nella realizzazione e il risultato è una pettinatura sfilacciata e anche disordinata.

Troppi personaggi creano un senso di smarrimento nel lettore che fa una gran fatica a comprendere le situazioni e le vicende.Di conseguenza ci si mette molto a finirlo.
Un altro punto  a svantaggio è l’enorme mole di descrizioni che alla fine stancano il lettore facendogli venire il famoso “cerchiolino alla testa”, cosa che gli scrittori dovrebbero cercare di evitare, perché se succede a mio parere, c’è qualcosa che non va in una struttura narrativa.

Troppi riferimenti ad una cultura a noi troppo lontana come termini liberal, sistema di votazioni assolutamente diversi dal nostro, secondo me è un modo di
attirare una fetta non molto ampia del mercato, non tutti sono statunitensi  o hanno una grande conoscenza del sistema giudiziario americano.

Risultato:un romanzo che regala momenti di abbiocco, che consiglio vivamente a chi ha problemi d’insonnia.
Sicuramente questo libro non conferma la fama che ha Grisham presso il grande pubblico, se riuscirò a leggere “Il broker” vorrei trovare quegli elementi che possano farmi ricredere.

Voto: 4

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